Anche un terremoto può creare legami

Molti i motivi che giustificano un viaggio. Ci si sposta per lavoro o per vacanza, per piacere o per necessità. Nel nostro caso il desiderio era quello di ‘restituire’ la visita a persone che nel dicembre 2016 e 2017 sono venute a trovarci da luoghi segnati dalla ferita del terremoto. Stiamo parlando dell’arcivescovo di Camerino mons. Francesco Brugnaro e di due produttori della zona di Visso: Renato e Giorgio. Con loro è nata una sorta di amicizia, un legame che ha permesso un piccolo gemellaggio tra la nostra parrocchia e quella zona delle Marche dove la terra ancora in questi giorni non ha mancato di tremare.

La mattina presto di sabato 7 aprile ha visto una cinquantina di Legnanesi partire con il bus alla volta di Fabriano dove era fissata la prima tappa. La visita guidata prevedeva una semplice spiegazione della cattedrale, ma Giorgio ci ha preso in simpatia e così dopo il pranzo al sacco ci ha di nuovo raggiunti per accompagnarci in luoghi caratteristici della città famosa per la produzione della carta (nelle sue fabbriche nascono le nostre banconote!). Tra questi ricordiamo solo la cappella dedicata a san Giovanni del bastone dove il parroco ha fatto incetta di santini da distribuire il prossimo capodanno.

Poi di nuovo in bus in direzione Matelica, altro piccolo gioiello marchigiano distante pochi km. E qui ecco i primi segni del terremoto. Di tutte le chiese infatti è agibile solo la cattedrale, dopo opportuni lavori di consolidamento. Forse la meno bella dal punto di vista artistico, ma certo la più significativa per una comunità che intende riprendere la vita ‘normale’. Non poteva mancare una sosta in piazza alla fontana del matto dove tradizionalmente venivano messi alla berlina quanti erano caduti in rovina. Dopo ridicoli giri attorno alle sue vasche anche noi (don Fabio in testa) abbiamo conseguito la patente “del matto” che ciascuno ha avuto modo di sventolare nella foto di gruppo.

La visita è proseguita presso il teatro realizzato dal Piermarini, lo stesso architetto della Scala di Milano. Un piccolo gioiello di cui sono ricche le Marche dove quasi ogni paese ha il suo teatro. Di fianco una casa museo da togliere il fiato: purtroppo il terremoto ha reso inagibili i piani superiori, ma il crocifisso ligneo dell’XI secolo da solo valeva il biglietto d’ingresso.

Ed eccoci alla sera dove per cena siamo stati graditi ospiti da Renato e Giorgio. Salumi e formaggi di loro produzione sono stati la base per una cena dove l’abbondanza ha gareggiato con la qualità del cibo. La serata è stata rallegrata da note di amicizia culminata con una lotteria volante dove la dea bendata ha portato in dono al fortunato vincitore un intero prosciutto che speriamo di poter almeno assaggiare nei prossimi venerdì sera al bar dell’oratorio!

La notte il sonno dei giusti ha ritemprato le nostre stanche membra.

Il mattino colazione e partenza di buonora verso Camerino. L’ingresso nella città ci ha subito costretti a capire che il terremoto del 2016 era stato tutt’altro che uno scherzo. Quanto si vedeva dai finestrini del bus aveva però poco da spartire con il percorso a piedi nella zona rossa dove siamo potuti entrare grazie all’arcivescovo mons. Brugnaro; insieme al suo ingegnere ci ha guidati lungo le vie disastrate e deserte di una città dove 6mila abitanti (su 7mila) hanno dovuto lasciare le loro abitazioni e rimarranno lontani ancora a lungo. Nessun segno nemmeno dei tanti studenti che frequentavano l’antica università pure trasferita altrove. In un silenzio surreale sembrava di camminare in un paese fantasma. I lavori di consolidamento dopo il terremoto del 1997 hanno evitato lutti a Camerino, ma le lesioni alle strutture sono evidenti. Inutile tacere le parole di amarezza di mons. Francesco; del resto tutte le chiese della sua diocesi sono chiuse e nessun prete risiede in canonica: tutti sono sfollati. Lui stesso abita in un agriturismo e la curia è accampata nelle aule dell’ex seminario. Proprio qui abbiamo concluso la visita. Il vescovo ci ha tenuto infatti a illustrarci le poche splendide opere d’arte esposte nella cappella (su tutte la statua lignea di Maria madre della misericordia); un piccolo assaggio di quanto è attualmente purtroppo custodito nei depositi in attesa di una migliore collocazione.

Siamo così partiti in direzione di Visso. Lungo la strada i colori primaverili delle colline contrastavano con i segni del terremoto. Mons. Brugnaro ha preso posto con noi sul bus e non ha mancato di segnalarci le ferite del territorio: una sequela di piccoli paese abbandonati che si alternava a isole di casette prefabbricate. Basti ricordare Muccia il cui già lesionato campanile è crollato pochi giorni dopo con la scossa di martedì 10 aprile. Arrivati a Visso il bus ha parcheggiato vicino alla zona rossa, più precisamente a pochi metri dal museo (ovviamente chiuso) che custodisce anche il manoscritto dell’Infinito di Leopardi.

Ci aspettava il parroco don Gilberto per la s. messa con la sua comunità. Non certo nella chiesa parrocchiale, ma nei prefabbricati posti a disposizione della caritas. Al termine il pranzo sotto uno dei tendoni allestiti per i bisogni della popolazione. Dopo gli ultimi acquisti di prodotti locali la partenza in direzione Legnano.

Nel viaggio di ritorno ci si chiede sempre: com’è andata? In questo caso è riduttivo dire che il percorso è stato bello. La categoria estetica chiede di lasciare il passo ad altre valutazioni. Meglio dire che sono stati due giorni ricchi di significato. Immagini e pensieri che rimarranno a lungo nella nostra mente e nel nostro cuore. Senz’altro ne valeva la pena.