Festa dell'accoglienza 2019

Un’altra domenica di sole ha fatto da cornice ad una giornata sempre attesa nella nostra comunità. La scuola dell’infanzia delle “nostre” suore salesiane ha infatti accolto ufficialmente i più piccoli tra i 150 bambini che ogni giorno colorano di festa le aule di via Venezia 11.

In chiesa una siepe di genitori e nonni attendeva il loro ingresso subito dopo l’omelia di don Fabio per proseguire insieme la celebrazione eucaristica.

Conviene magari rileggere almeno una sintesi delle parole dettate dal parroco, come occasione per riprendere pensieri e spunti di riflessione.
Chiedo scusa a quei genitori che provengono da altri paesi - molti in una scuola multicolor come la nostra - ma anche a quanti più semplicemente sono originari di altre regioni d’Italia. Vorrei infatti iniziare questa omelia con una parola che appartiene al vocabolario del dialetto milanese: bagaj. Quanti sono nati e cresciuti nella nelle nostre terre ne conoscono bene il significato: ragazzo, bambino. 

Tuttavia la sua traduzione letterale sarebbe: bagaglio, valigia. Un termine ambiguo, per lo meno ambivalente. Da una parte infatti indica qualcosa di pesante. Come se il bambino fosse un problema, un ostacolo alla libertà, una difficoltà da gestire, un freno alle proprie decisioni. Non tanto dunque un peso nel senso fisico del termine, quanto una fonte di preoccupazioni che aumenta col passare del tempo e diverrà ancora più incombente quando non sarete più in grado di prenderli in braccio e - soprattutto - saranno loro a non volerlo più.

Dall’altra parte però il termine sta a significare qualcosa che ci accompagna durate il viaggio. Uno scrigno prezioso che portiamo sempre con noi, un bagaglio che custodiamo con cura. Una valigia di cui non possiamo fare a meno. In questo senso riconosciamo che il bambino è una presenza che dà significato alla nostra vita, che aiuta a percorrere anche i tratti tortuosi del cammino. Ci incoraggia a dare il nostro contributo per rendere migliore questo mondo che sarà la loro casa, per lasciare in eredità un contesto segnato da relazioni di pace.

Auguro e chiedo a queste suore e a queste insegnanti di saper accogliere ogni giorno i vostri figli non come un peso e un problema, ma come una risorsa e una grazia che rischiara le giornate. 

In una parola, si tratta di accoglierli come un DONO, nella consapevolezza che la vita è un regalo prezioso che viene da Dio. Così la nostra scuola saprà trasmettere a questi genitori la convinzione che Dio non è un peso, ma una risorsa. Qualche volta lo pensiamo come un insieme di regole che limita la nostra liberta, un ostacolo alla nostra felicità; in realtà è una presenza discreta che crea lo spazio del nostro agire e garantisce il nostro domani.

Si vive meglio quando ci si fida di Dio e si accoglie la vita come un dono. La nostra anzitutto. Si impara a essere meno rancorosi, a dismettere l’atteggiamento della pretesa. Ogni giorno si gioisce e si ringrazia per quel che siamo e per quanto abbiamo; ci si dispone a restituire il bene ricevuto, ad arricchire il mondo e la storia.

Senz’altro si impara uno sguardo diverso sui figli, a riconoscerli come un dono di Dio. Chi si sente considerato non come un peso ma come un dono - e i figli hanno antenne speciali per intuirlo - vive con il cuore più contento e si prepara a restituire un giorno il bene ricevuto.

Al termine della messa, sotto la direzione attenta della Gaia, ecco i bambini diventare protagonisti con il canto finale:

Io con Te, da soli io e te, 
Gesù che sei dentro al mio cuore.
Io con Te, da soli io e te, 
senza più il mondo che gira intorno.  
Tu conosci tutto, tutto quanto di me,  
ma lo stesso Ti parlo e Ti dico, 
e la Tua voce è un soffio leggerissimo 
che mi risponde e mi dice di Te.


Poi tutti fuori nel cortile dell’oratorio. La coccarda al collo delle new entry, il lancio dei palloncini coi colori delle sei sezioni e quindi un semplice aperitivo per tutti. In attesa di ricominciare lunedì ancora più motivati a fare della nostra scuola il luogo in cui questi bambini possano crescere in età, sapienza e grazia.